L'insonnia è un sintomo, non una malattia


Molte persone ritengono che l’insonnia sia una malattia, come una tonsillite o l’artrosi, ma in realtà non è così: l’insonnia, e più in generale la difficoltà a dormire bene, sono un sintomo più che una malattia.
E’ come la febbre: la febbre non è una malattia. Non curi la febbre. La febbre è il segnale che c’è una qualche patologia in corso. Ad esempio può viene la febbre a causa di un’infiammazione alle tonsille. Oppure può venire la febbre a causa di una cistite, oppure ancora a causa di un taglio che ha fatto infezione. Per togliere la febbre bisogna curare la patologia che l’ha causata: puoi prendere un farmaco per abbassare la febbre e probabilmente la temperatura un po’ scenderà, ma se non hai curato la tonsillite, la cistite o l’infezione, appena è finito l’effetto del farmaco la febbre tornerà a salire.
Infatti non è la febbre ad essere la malattia: la febbre è un sintomo, cioè un segnale mandato dal corpo col quale puoi capire che c’è qualcosa che non va.

L'insonnia è un segnale che ci manda il nostro organismo

Lo stesso vale per l’insonnia: non è una malattia, ma è la conseguenza di uno o più fattori che nell’organismo non stanno funzionando. Quando parlo di organismo intendo l’insieme del corpo, cioè delle funzioni più fisiche, e degli aspetti più emotivi. Vediamo un paio di esempi per illustrare meglio questo importante punto di vista.

Un esempio di una causa fisica è l’ipertiroidismo: la tiroide è una ghiandola che regola il metabolismo, cioè tutto l’insieme delle funzioni vitali. Se una persona ha la tiroide che comincia a funzionare troppo, cioè se soffre di ipertiroidismo, il metabolismo è accelerato: il cuore batte più veloce, il corpo consuma più calorie, si tende a dimagrire, la temperatura è un po’ più alta e ci si sente più agitati. E’ come se avesse preso tanti caffè e come conseguenza risulta più difficile dormire. L’insonnia non è la malattia da curare: in questo caso è il sintomo di un problema fisico.

E’ abbastanza evidente che assumere rimedi più o meno naturali per favorire il sonno non è la soluzione. Se questa persona prende le famose goccine per dormire forse avrà un beneficio per qualche notte, ma finché non risolverà il problema a monte che ha scatenato l’insonnia, cioè finché non curerà la tiroide, continuerà a dormire male.

Bisogna togliere la causa, non il sintomo

Un altro esempio, parlando questa volta di una causa più mentale, è la testa che pensa troppo: alcune persone si portano a letto le preoccupazioni della giornata, i pensieri di pianificazione per la giornata successiva oppure la paura di non addormentarsi e di passare un’altra notte in bianco, ecc... I pensieri possono essere tantissimi e più pensano, più rimangono svegli perché, pensando, la mente è attiva. Anche in questo caso l’insonnia non è una malattia: è il segno che c’è qualcosa che non va nella loro vita o nel modo con cui reagiscono agli stress. Queste persone possono prendere tranquillanti e magari per un paio di notti dormiranno meglio, ma appena li smettono o si assuefanno, il problema torna come prima... o peggio di prima. Per loro l’unico modo per eliminare definitivamente l’insonnia è imparare a gestire l’ansia e a lasciare andare i pensieri quando vanno a letto. Questo è assolutamente possibile tramite alcune semplici tecniche, che in psicologia sono dette strategie cognitive e comportamentali, che si possono imparare nel corso Notti Serene

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Come una spina nel dito

Detto in altre parole, l’insonnia è un po’ come il dolore a un dito perché c’è una spina conficcata: tu puoi prendere l’antidolorifico per eliminare il dolore, ma appena l’effetto dell’antidolorifico finisce il dolore torna come prima. Ciò che va tolto non è il dolore, ma la spina, cioè la causa.

Finché ti concentri sul sintomo e non sulla causa, la situazione può solo peggiorare: se continui a prendere l’antidolorifico lasciando lì la spina, questa si infetterà sempre di più e il dito farà sempre più male.
Lo stesso vale per l’insonnia: i rimedi sintomatici, cioè quei rimedi che aiutano a prendere sonno, sono fondamentalmente dei palliativi. Possono dare un sollievo momentaneo ed in certe situazioni è utile usarli per quello. Però non sono una cura: non agiscono sulle cause eliminandole, quindi non fanno nulla per eradicare in modo definitivo il problema.

Un segnale da non trascurare per non avere problemi peggiori

La difficoltà a dormire è sempre un segnale che l’organismo ci manda perché c’è qualcosa che non va.
Ad esempio ricordo una persona che aveva notti in cui riusciva a dormire bene alternate a notti in cui si svegliava di continuo senza nessun motivo apparente. Non era sotto stress e non si svegliava a causa di pensieri o preoccupazioni. Semplicemente si svegliava. Quando prendeva tranquillanti andava meglio, ma appena li smetteva la situazione tornava come prima. Quando ha seguito il mio programma sull’insonnia abbiamo tenuto monitorato il sonno tramite il Diario del Sonno e abbiamo notato che c’era una relazione tra la difficoltà a dormire e ciò che mangiava. In particolare ci siamo resi conto che se faceva una cena a più alto contenuto di cibi grassi quella notte dormiva peggio. Scegliendo opportunamente i cibi che mangiava a cena è riuscita da subito a dormire meglio in modo regolare. Esami più approfonditi le hanno permesso di capire che aveva un problema alla cistifellea che le rendeva difficile la digestione dei grassi.

Se questa persona avesse continuato a prendere tranquillanti cosa sarebbe successo? In primo luogo sarebbe andata in contro a gli effetti collaterali di questi farmaci, tra cui i fenomeni di assuefazione. Ma, ancora peggio, probabilmente non si sarebbe accorta subito del problema di digestione dei grassi. I tranquillanti le avrebbero dato l’illusione che tutto andava bene e intanto il problema alla cistifellea sarebbe piano piano peggiorato fino a quando sarebbe emerso in maniera acuta e più difficile da curare.

Una sfortuna che capita, o un problema che si può risolvere?

Perché mi sono dilungato così tanto a parlare di tutto questo? Perché per molte persone l’insonnia è qualcosa di inspiegabile che non dipende da loro: ritengono che sia una sfortuna che gli è capitata e succede perché loro sono fatti così. Anziché cercare di capire il perché non riescono a dormire bene e a come eliminare quelle cause, sono alla ricerca di trucchetti per dormire, trucchetti che sono un palliativo e non sono certo diretti alle cause più profonde.

Internet e le riviste sul benessere sono pieni di articoli con titoli simili a "I 10 trucchi per dormire meglio". Questo è ciò che di solito le persone cercano. Infatti il "trucco" è un qualcosa di accattivante: si seguono poche e semplici regoline non impegnative e l’insonnia sparisce. Bere una tisana rilassante, mettere le goccine di lavanda sul cuscino, cambiare l’aria nella camera da letto prima di coricarsi, non guardare la tv a letto sono i più classici e non c’è nulla di sbagliato in questi consigli, ma è un po’ un girare attorno al problema.

E’ come avere una grande parete da imbiancare e andare solo col pennello piccolo a rifinire i bordi senza guardare l’enorme macchia al centro della parete. Questi trucchi possono dare un sollievo momentaneo, ma finché non si agisce sulle motivazioni più profonde, finché non si cambiano le abitudini fisiche e mentali che alimentano il problema del sonno, la soluzione non sarà mai definitiva.

Molte persone che si rivolgono a me per questo problema mi dicono "ho provato di tutto, ma continuo a dormire male". Il problema è che non hanno provato tutto: hanno provato tutti i trucchi e probabilmente molti farmaci, ma non hanno fatto l'unica cosa che gli può portare risultati: cercare e eliminare le cause più profonde. E’ una situazione simile a quella delle persone che non riescono a dimagrire. Molto spesso si dicono "ho provato di tutto, ma non calo neanche un etto". Il problema è che quel "tutto" comprende le varie diete del minestrone e del cetriolo lette sulle riviste del benessere, le goccine per dimagrire, la panciera che fa sudare ma non comprende l’unica cosa che funziona realmente: un piano alimentare ipocalorico abbinato ad un’adeguata attività fisica regolare il tutto protratto con regolarità per un tempo sufficientemente lungo.

Dormire senza farmaci si può

Dormire bene senza farmaci si può a patto che uno sia disposto a riconoscere a modificare ciò che ha portato ad avere un disturbo del sonno. Cercare le vere cause della difficoltà a dormire è un segno di grande responsabilità verso noi stessi: significa prendersi cura del proprio benessere.


L'AUTORE


Tommy Serafini

è un consulente in naturopatia scientifica, operatore e istruttore Shiatsu e del metodo di autocura Do-In, PNL Practitioner, autore del bestseller Anche stanotte non ho chiuso occhio!
Da sempre ricerca metodi scientifici per migliorare la condizione psicofisica, il benessere e la propria efficacia in ogni area della vita. Il sonno è una parte essenziale di questo processo e in questo sito presenta le più efficaci tecniche per migliorare il sonno e risolvere problemi di insonnia. Leggi la biografia e il curriculum.